Al lavoro per il Giacomini

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    A fine maggio ha avuto luogo il primo intervento per i lavori di ristrutturazione del Rifugio Giacomini a Forca di Presta (Ascoli Piceno), ad opera di volontari alpini della Sezione di Pordenone. Scopo dell’iniziativa è stato anche quello di favorire, diffondere la conoscenza, e in logica successione, promuovere l’utilizzo della struttura a livello nazionale.

    Da parte della commissione nazionale Grandi Opere, scelta migliore non avrebbe potuto compiersi: i risultati raggiunti, superiori a quelli programmati, la cordialità dell’accoglienza, lo spirito di collaborazione, ne sono concreta riprova. Il gruppo friulano è giunto di domenica in tarda mattinata e malgrado il disagio per le sette e più ore di lungo viaggio, cosa ha pensato di fare? È presto detto: indumenti da lavoro e “apertura del cantiere”! Quale migliore biglietto da visita, convalidato da un consolidato prestigio accumulato nel tempo in altri interventi come Rossosch, il villaggio di Fossa, la casa per Luca Barisonzi e l’asilo di Casumaro.

    Nei giorni seguenti, il lavoro si è svolto come da programma, con l’assistenza e la partecipazione anche di volontari della Sezione Marche. Vari sono i legami che avvicinano due regioni, soltanto geograficamente lontane come le Marche e il Friuli: a cominciare dal nome dell’alpino al quale è intitolato il Rifugio di Forca di Presta, la Medaglia d’Oro Giovanni Giacomini, sergente capopezzo del gruppo Udine, un reparto della Julia come il battaglione L’Aquila, nome della città non così lontana dai Monti Sibillini.

    Sta di fatto che non pochi dei nostri giovani hanno vissuto la loro naja nella Julia. E siamo arrivati al venerdì sera, alla cerimonia di commiato. Riporto una frase che tempo addietro ebbi a scrivere sulle origini del rifugio: «Forse anche inconsciamente, la costruzione del rifugio era un evento da consegnare alla storia, ma anche un punto fermo, ‘la Baita’ che testimoniasse i sentimenti che ci animavano fin da allora e che puntualmente si manifestano in simili circostanze ». Alla buona tavola, imbandita da specialità locali, hanno fatto seguito i saluti ufficiali, gli immancabili canti, brindisi, simbolici scambi di doni, foto, e gli “arrivederci a presto”, in un clima di crescente euforia.

    Enzo Agostini