Come nasce un canto

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    Durante i lunghi anni di prigionia in Russia, il tenente Italo Stagno 1º Alpini, divisione Cuneense, Medaglia d’Oro al Valor Militare, scrisse i versi di questa poesia. Unico degli “ultimi 28” prigionieri italiani a non rivedere l’Italia, si spense il 24 settembre del 1947 nel Waldlazarett n. 1.035, a circa 30 km da Kiev. Il tenente medico Enrico Reginato (Medaglia d’Oro al Valor Militare, btg. Sciatori Monte Cervino) gli rimase accanto fino all’ultimo respiro.

     

    Rientrato in Italia nel 1954, alla fine di una lunghissima prigionia, scrisse: «Dopo avermi raccomandato di recare in Patria il suo saluto ai familiari, ricordò di aver dimenticato al campo da cui proveniva un libricino di appunti nel quale, disse “c’è un po’ della mia anima”. Italo Stagno era già spirato quando riuscii a recuperare quel taccuino. Vi trovai una toccante composizione poetica, della quale ricordo alcuni frammenti: di essi desidero resti traccia…».

    Il compositore Mario Lanaro, già direttore del coro della Brigata alpina Julia in armi, su invito dell’alpino Franco Cabrio, violoncellista e uno dei maestri dello stesso Coro, ha scelto alcuni versi della poesia da mettere sul pentagramma e con mani sapienti ha creato un nuovo canto, “Finché la notte”. Mario Lanaro ha il raro dono della chiarezza, nei Conservatori da oltre un trentennio, insegna e semina nei giovani musicisti anche la bellezza del cosiddetto canto popolare elaborato, rivisitato; propone nuovi punti di osservazione che cambiano la prospettiva e la visuale, ormai stanca, della maggior parte dei coristi.

    Melodie di Bepi De Marzi con il testo di Geminiani e del repertorio Sat, da lui stesso rielaborate quali riletture pianistiche, formano il programma d’apertura della sua Classe di esercitazioni corali. Alle scolaresche di tutta Italia che hanno partecipato al recentissimo Festival di Primavera voluto dalla Feniarco (Montecatini, aprile 2015, Tapum! Guerra e Pace) ha detto: «Cantare in coro vuol dire ascoltare e ascoltarsi, sviluppare il senso musicale, viaggiare nel tempo, costruirsi una formazione artistica e umana». Il suo impegno verso i giovani è grande.

    C’è qualcosa di nuovo nelle composizioni di Mario Lanaro e lo possiamo delle sue ultime fatiche musicali composta con in testa il cappello da alpino. Ha messo in discussione il “suo” Coro inizialmente spaventato dalla novità. Ne è nato un vero e proprio scontro con originalissimi e arditi effetti vocali verso nuovi percorsi armonici. “Finché la notte” ha rappresentato uno spunto per studiare e sperimentare, è stato un dono di grande raffinatezza. Ora è una composizione musicale nuova, dedicata al Coro brigata alpina Julia congedati, un meraviglioso distillato di poesia e di storia vera, incontro tra parole e musica colta, armonia, contrappunto e forma.

    Composizioni come questa, già vincitrice del “Premio corale città di Vittorio Veneto”, rappresentano la novità nel rispetto della tradizione e dovrebbero essere conosciute da tutti poiché sono la strada giusta per continuare a fare coro. “Finché la notte” poi, ha permesso di far tornare, ancora una volta insieme, Enrico Reginato e Italo Stagno, l’amico più intimo e caro, e di far incontrare commosse e vicine l’una all’altra durante la prima a Pieve di Soligo, la figlia Vittoria Stagno e la signora Imelda Reginato.

    Franco Cabrio