Prendo spunto da una lettera al direttore comparsa nel numero di gennaio ove un lettore ha ricordato che fu Vitaliano Peduzzi a inventare la parola Alpinità . Una parola che ha avuto subito fortuna e che è entrata nel patrimonio linguistico perfino di noti giornalisti e scrittori estranei al mondo alpino. Fu dunque una grande intuizione del penultimo direttore de L’Alpino che si ispirò a parole consimili del linguaggio italiano quali umanità o solidarietà ove il suffisso ità dà concretezza all’aggettivo dal quale deriva. Una grande intuizione che si oppone alla mania propria dei giornalisti e dei politici di coniare nuove parole, alcune francamente alquanto cervellotiche, per colpire la fantasia del lettore o dell’amministrato e, qualche volta, per ingarbugliarne il pensiero.
Chi, dei miei coetanei, non si ricorda dell’aggettivo democratico usato ad ogni piè sospinto per indicare i governi delle Nazioni dell’Est, dove la democrazia era solo un sogno? Le parole authority o privacy hanno avuto una fortuna immensa per quella venatura di esterofilia dalla quale non guariremo mai. Globalizzazione, quando l’italiano era italiano, indicava Il processo di percezione e di acquisizione tipico della psiche del fanciullo (Devoto Oli); dobbiamo riconoscere che di strada ne ha fatta questa parola, ormai universale, passando a un significato del tutto sconosciuto solo dieci anni fa… con buona pace dei fanciulli. Sorvolo su partenariato, orribile mostro linguistico generato dall’inglese partner.
Alpinità è invece parola pura, in perfetto idioma dantesco o, se preferite, manzoniano, una parola che, lasciatemelo dire, sa di montagna e di cieli azzurri. Non la troviamo ancora nei vocabolari, ma sono certo che prima o poi essa vi entrerà di pieno diritto. Ma cosa essa indica?Si ha un bel dire che è usata spesso e che entra in tutti i nostri discorsi, ma siamo certi che ne sappiamo veramente il profondo significato?Ho sempre detto e scritto a chi me lo chiedeva che quella è una domanda che mi fa tremare le vene e i polsi.
La risposta non è facile: si potrebbe errare per difetto o per eccesso; nel primo caso saremmo troppo modesti, nel secondo ci faremmo prendere la mano dalla retorica che Peduzzi non conosceva, anzi respingeva con una delle sue battute ironiche e micidiali. Diremo allora che Alpinità significa essere alpini fino in fondo e credere in quello che si fa?Troppo riduttivo. Che è parola che indica tutti i buoni sentimenti che ispirano la grande maggioranza dei nostri iscritti che offrono il loro aiuto a chi soffre?Troppo enfatico. Provo allora la via di mezzo. Alpinità è quell’insieme di buone idee, di disinteressate azioni, di coesione morale e di amicizia che supera i ceti sociali e che fa dei nostri iscritti un blocco abbastanza omogeneo .
Non stupisca quell’abbastanza: noi alpini siamo uomini e non sarei certo contento se non avessimo oltre ai pregi, anche i difetti di tutti gli umani. Saremmo dei fenomeni e questo lo lasciamo ai risibili Rambo televisivi. Per rendersi conto di cosa effettivamente è l’alpinità, fuori da ogni schema linguistico, basterebbe sfogliare il ponderoso Libro Verde della Solidarietà nel quale sono elencate tutte le opere svolte dagli alpini a favore del prossimo. Libro che è la materializzazione del motto lanciato dalla nostra rivista tempo fa L’alpino non sta bene se non fa del bene .
Altro non saprei dire.