Gesti d’alpino

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    Gli alpini del Gruppo di Loano sono stati indaffarati alcuni mesi per prepararsi ad accogliere al meglio il parterre del Premio Alpino dell’anno. Nelle edicole di Loano, vestita di tricolori, i giornali hanno dato ampio spazio all’evento e alla storia delle penne nere. Quella di quest’anno è la 42ª edizione; leggendo i nomi dei premiati succedutisi nel tempo si trovano alpini noti, come il Presidente nazionale Nando Caprioli, e altri conosciuti per lo più in ambito sezionale. Tutti quanti hanno rappresentato più che degnamente l’Associazione Nazionale Alpini, i suoi valori, la sua riservatezza nel fare, la prontezza nell’accorrere dopo le calamità naturali, ma soprattutto il supporto quotidiano e gratuito alle amministrazioni locali e alla gente.

     

    Questo è lo spirito del Premio, istituito nel 1974 dal Presidente Siccardi; un’eredità cara alla Sezione di Savona, ai suoi Presidenti e a tutti gli alpini. Da quando è stato deciso di organizzare la consegna in modo alternato, un anno in città e due in provincia, i Gruppi hanno messo in campo uomini e mezzi, perché i premiati possano trovare un ambiente alpino che permetta di vivere delle giornate indimenticabili. E quest’anno Loano e il suo Gruppo non si sono certamente smentiti. L’apertura è stata all’insegna della storia con l’inaugurazione, l’11 giugno, della mostra “Cento anni dalla Grande Guerra”, allestita nei saloni del Palazzo comunale. Una rassegna molto visitata per tutta la settimana e che ha destato notevole interesse, specie nei giovani.

    Il 17 giugno in serata, nella chiesa di San Giovanni, un folto pubblico ha assistito all’esibizione dei cori sezionali Monte Greppino e “Sulle note del lago” di Osiglia. Un momento musicale che è proseguito il giorno seguente con la fanfara sezionale Monte Beigua che ha suonato per le vie cittadine, intrattenendo i loanesi e molti turisti stranieri. Come di consueto c’è stato il momento legato alla memoria con la deposizione dei mazzi di fiori alla stele posta in ricordo dei cinque alpini caduti in Afghanistan e al monumento agli Alpini. La sera al parco dei Principi era in programma il bel concerto canoro del coro Monte Cauriol di Genova, conosciuto in Italia e all’estero.

    Nel frattempo sul lungomare la fanfara dei congedati della brigata alpina Orobica intratteneva un folto pubblico, in maggioranza di turisti, con sonate alpine e di montagna. Al termine del concerto, sul palco del parco, la fanfara ha chiuso una serata memorabile. Domenica 19, “il lungo giorno delle penne nere”, come ha titolato un giornale nazionale, è iniziato con la sfilata che ha sostato al monumento ai Caduti e poi, tra due ali di folla, è proseguita sino alla piazza del Comune, che ben si presta per la sua imponenza a valorizzare i premiati. Senza esagerare, si poteva pensare di essere di nuovo al raduno di Raggruppamento di nove anni fa, che resterà per sempre nei cuori dei loanesi e non solo, per le migliaia di penne nere e di accompagnatori accorsi da ogni parte d’Italia e anche dalla Francia.

    Numerosi i vessilli delle Sezioni e i gagliardetti dei Gruppi, oltre ai gonfaloni dei Comuni e della Regione Liguria, al Labaro del Nastro Azzurro che precedeva quelli delle associazioni d’Arma. La Messa è stata celebrata dal vicario zonale don Edmondo, ormai adottato dal Gruppo di Loano per la sua disponibilità e per la sua passione per gli alpini, che ha rimarcato quanto le penne nere rappresentino nel mondo civile, in Italia e all’estero.

    A seguire tutti in piazza per l’attesa cerimonia della consegna dei premi. Momenti vissuti in un’atmosfera densa di commozione dalle autorità civili e militari, dagli alpini di Savona, del Piemonte e di altre Sezioni, dalla rappresentanza delle Truppe Alpine con in testa il gen. Marcello Bellacicco e dal folto pubblico, accorso per vivere assieme agli alpini momenti di amicizia, di amor patrio e di festa. I discorsi ufficiali sono stati tenuti dal Capogruppo di Loano Santini, dal Presidente sezionale Gervasoni, che ha ricordato il fondatore del Premio Siccardi e quanti sono stati premiati nelle 42 edizioni, portandoli a simboli di vita e di volontariato. A seguire il toccante intervento dell’amico Vaccarezza, ora Consigliere regionale e quello del Presidente del Consiglio regionale Bruzzone.

    Il gen. Bellacicco ha poi strappato qualche lacrima e numerosi battimani entrando nel merito delle motivazioni, additando gli alpini premiati come esempio per tutti i cittadini. Ha chiuso i discorsi delle autorità il neo vice Presidente nazionale Massimo Curasì. Sole e pioggia, in una domenica d’estate sul mare, con gli alpini protagonisti di una pagina che per molti rimarrà indimenticabile.

    Gian Mario Gervasoni

    presidente.savona@ana.it


    LE MOTIVAZIONI

    ALPINO IN CONGEDO Giacomo Alcuri, classe 1966, Gruppo di Casale Sud, Sezione di Casale Monferrato.

    Dopo avere svolto il servizio militare nel 1984 nella Fanfara della Brigata Alpina Julia, ha sempre portato nella società civile i valori alpini e la forza attrattiva del cappello e della sua tromba. La partecipazione costante e attiva a gruppi bandistici e fanfare viene purtroppo interrotta nel 2011, quando un tragico incidente stradale strappa alla sua famiglia il figlio diciassettenne Simone. Con questo macigno sul cuore Giacomo continua la vita di padre e di marito, pur avendo nel cuore un sogno: fare qualcosa di diverso, trasformare il lutto “in un valore aggiunto”. Venuto a conoscenza che si stanno raccogliendo fondi per la realizzazione di un reparto di urologia nell’ospedale di Tamale (Ghana), ospedale che offre cure specialistiche a circa quattro milioni di persone in un Paese estremamente povero, abbraccia immediatamente l’iniziativa. D’accordo con la moglie parte immediatamente per il Ghana, mette a disposizione la sua capacità professionale, devolve i proventi del risarcimento assicurativo alla causa e continua ad accompagnare la campagna di raccolta fondi. Presente alla posa della prima pietra con il suo cappello alpino portato con orgoglio, si impegna a portarlo all’inaugurazione dell’ospedale che si chiamerà “Central Hospital Simone Alcuri”. Chiaro esempio di “grande cuore alpino”, Giacomo rende immenso onore all’Associazione di cui fa parte.

    ALPINO IN ARMI 1º mar. lgt. Enrico Lillo, classe 1961, Reparto Comando Tridentina.

    Sottufficiale effettivo al Reparto Comando Tridentina emergente per le limpidissime doti di fondo e le elevatissime qualità professionali. In particolare, il giorno 25 marzo 2015, libero dal servizio si trovava in un bar della città di Bolzano quando, avvertite le urla disperate di un’addetta all’esercizio commerciale provocate dall’aver visto un cliente sentirsi male per difficoltà respiratorie, interveniva con encomiabile slancio e ferma determinazione nel soccorrere il malcapitato. Praticando la manovra di Heimlich, imparata anni addietro durante un corso di addestramento (ovvero cercando di far deglutire il soggetto in preda a principio di soffocamento), riusciva a liberare le vie respiratorie del malcapitato e, di conseguenza, permettergli di riprendere a respirare salvandogli la vita. Per la generosità dimostrata e l’eccezionale altruismo dimostrato, il 1º maresciallo luogotenente Lillo ha contribuito a dare lustro ed elevare l’immagine delle Truppe Alpine e dell’Esercito Italiano nel tessuto sociale.

    ALPINO IN CONGEDO – Diploma di merito Oreste Pastor, classe 1946, Gruppo di Buggio, vice Presidente della Sezione di Imperia.

    La mattina del 13 agosto 2105 il medico chirurgo Roberto Mattei, praticante di ciclismo su strada, rimane vittima di un grave incidente nel quale, cadendo dalla bicicletta, viene sbalzato oltre la ringhiera di un ponte. L’incidente avrebbe conseguenze fatali se la folta vegetazione non attutisse la caduta prima dell’impatto sulle pietre del torrente. Alcuni ciclisti di passaggio allertano il 118 velocemente accorso, ma le difficoltà e l’impervietà della zona rendevano ardua l’organizzazione del recupero dell’infortunato. Trovatosi casualmente sul posto Oreste Pastor si getta tra rovi e cespugli fornito solo di una vecchia roncola e, incurante del pericolo di precipitare lui stesso, riesce ad aprire un varco che permetterà ai soccorritori di passare e raggiungere il ferito. Mentre all’infortunato vengono praticate le prime cure, Oreste gli si presenta davanti grondante di sudore e sanguinante e tenendogli una mano gli dice: tranquillo, adesso ti tiriamo fuori! Azione di merito istintiva e disinteressata di un alpino in congedo, ma sopratutto di un Uomo, degna di essere raccontata, perché si unisce alla sua opera quotidiana di solidarietà nella raccolta di alimenti e vestiario per i bisognosi. Fiore all’occhiello per i paesi dell’imperiese e per l’Associazione Nazionale Alpini, chiaro esempio di altruismo e alpinità.