I bonificatori che fecero limpresa

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    Arrivarono da ogni parte d’Italia per affrontare una sfida che fino a quel momento l’uomo non era riuscito a vincere: bonificare la palude pontina. La bonifica dell’Agro Pontino rappresenta una delle opere più importanti della storia d’Italia. A partire dal 1931, Benito Mussolini pianificò quella che sarebbe stata l’opera di bonifica della palude pontina, portando a compimento un progetto tentato invano nei secoli passati. In pochi anni la colossale opera fu portata a termine e sorsero cinque città e molte borgate, costruite infinite strade e canali, edificati migliaia di poderi e fatto fronte a tante malattie, prima fra tutte la malaria, che infestava i territori dell’Agro.

    Il ruolo dei bonificatori, arrivati da ogni parte d’Italia, fu fondamentale in quanto, con enorme sacrificio, riuscirono a compiere il miracolo. Nel 1918 il Genio Civile di Roma concluse gli studi per la bonifica idraulica integrale dell’Agro Pontino e della parte sommersa dell’Agro Romano, bonifica che fu affidata a due Consorzi: quello della Bonificazione Pontina, che iniziò ad operare nel 1923, e quello della Bonifica di Littoria, che iniziò i lavori tre anni più tardi.

    L’attività vera e propria iniziò nel 1927, e i lavori da compiere erano titanici visto che si trattava di disciplinare e di prosciugare le acque su un’estensione di circa 135 mila ettari, dei quali circa 77 mila appartenenti all’Agro Pontino vero e proprio. A conclusione della bonifica erano state utilizzate 18 grandi idrovore, costruiti o riattivati 16.165 chilometri di canali, aperti 1.360 chilometri di strade, edificate 3.040 case coloniche e perforati 4.500 pozzi freatici o artesiani: al cambio attuale un’operazione valutabile intorno ai 30 miliardi di euro.

    Quello che era un sogno da secoli divenne realtà: la terra dell’Agro Pontino fu coltivabile e abitabile. In tanti si prodigarono per il progetto di bonifica e recupero della palude pontina. Ed è interessante, in questo senso, ricordare lo straordinario ruolo avuto dai bonificatori, giunti da diverse zone d’Italia. La bonifica dell’Agro Pontino fu per il fascismo una sfida riuscita principalmente per due fondamentali aspetti: da un lato vennero bonificati e resi produttivi e vivibili moltissimi ettari di territorio fino ad allora coperti da palude, dall’altro il regime potè utilizzare in tal modo larghissima manodopera a basso costo e disposta a tutti i rischi per far fronte alla crescente disoccupazione.

    I bonificatori, infatti, giunsero in terra pontina proprio per riscattarsi da una situazione di crisi che in quel periodo caratterizzava diverse aree del paese. La bonifica era un’occasione importante da non perdere. La prima pietra di Littoria, oggi Latina, è stata posta il 30 giugno del 1932, cinque mesi dopo venne inaugurata la città: cinquecento case, diecimila abitanti. Mussolini arrivò a Littoria il 18 dicembre, girò tra le case in Borsalino e stivali, elogiando gli operai giunti da ogni parte d’Italia e i ‘coloni che dalle terre del Veneto e dalla Valle del Po sono venuti per lottare’.

    È importante, in questo senso, la distinzione tra bonificatori e coloni. Non tutti coloro che parteciparono alla bonifica, infatti, rimasero nelle terre redente. La gran parte, anzi, tornò a casa propria, lasciando le Città Nuove (Latina, Aprilia, Pomezia, Sabaudia, Pontinia) ai coloni, giunti in particolar modo dal Veneto e dal Friuli. Dei 2.953 poderi affidati alla gestione dell’Opera nazionale combattenti, 1.748 furono assegnati a famiglie di coloni veneti (1.440) e friulani (308) con 18 mila componenti.

    Da Treviso partirono 340 famiglie, da Udine 308, da Padova 276, da Rovigo 233, da Vicenza 228; 220 da Verona, 114 da Venezia, 29 da Belluno. Si trattava in gran parte di famiglie che scappavano dalle campagne venete dove decine di migliaia di ettari in pochi anni erano stati svenduti da piccoli proprietari in difficoltà. La famiglia che intendeva emigrare doveva contare almeno su quattro uomini, due donne e un ex combattente. Ottenevano una casa riscattabile in cinque anni, tre camere da letto, il forno del pane, il pollaio, la vasca per abbeverare il bestiame, attrezzi agricoli, un carro, alcuni capi da allevare.

    In più veniva consegnato il ‘libretto colonico’, dove venivano versate da 50 a 600 lire a famiglia ogni due settimane. Veneti e friulani costituivano più della metà della popolazione dell’Agro Pontino. Molti borghi attorno a Littoria si chiamano Grappa, Sabotino, Carso, Piave, Isonzo, Podgora proprio in relazione alle popolazioni di coloni che per primi andarono ad abitarvi. La città di Latina, per ricordare l’impegno e il sacrificio di quanti si prodigarono per la bonifica dell’Agro Pontino, ha fatto realizzare la Statua del Bonificatore, che si trova in Piazza del Quadrato.

    Tonj Ortoleva

    Pubblicato sul numero di marzo 2009 de L’Alpino.