Il valore della vita

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    Ho letto con grande interesse e preoccupazione il tuo editoriale di marzo. Non ero al corrente dei nuovi orientamenti legislativi di Gran Bretagna e Belgio circa la vita umana e la tua domanda circa il valore che la persona ha ancora nella cultura contemporanea richiede da parte di tutti una profonda riflessione ed una decisa presa di posizione.

    Ti allego un breve riassunto (fatto da me anni fa per un amico emigrato) di quanto narrato nel 1° volume de ‘I medici dei Lager’ (ediz.Ferni, Ginevra, 1975) circa l’Operazione T4, che Hitler lanciò mascherata da eutanasia per pochi casi pietosi, che si trasformò in una strage e finì nel più grande genocidio della storia. Ma nel settembre 1939 Hitler dichiara che in una economia di guerra non è accettabile che, dei seicentomila posti disponibili negli ospedali tedeschi, ben trecentomila siano occupati da malati di mente, incurabili o no, e dà facoltà ad alcuni medici di “liberare con la morte” quelle persone che, nei limiti del giudizio umano e degli esami medici, saranno dichiarate incurabili. Al dottor Brandt, suo medico di fiducia e incaricato dell’operazione, non del tutto d’accordo, espone un singolo caso veramente pietoso di Lipsia. Davanti al silenzio imbarazzato del medico, gli ordina di andare a Lipsia per risolvere il problema con l’eutanasia. Il Brandt obbedisce e da allora non potrà più tirarsi indietro. La macchina si mette in moto. Viene inviato ai ricoveri per alienati un questionario da compilare per ciascun paziente. Le risposte saranno esaminate da un gruppo di esperti psichiatri e le loro decisioni sottoposte al vaglio di due super-esperti per la decisione finale. Vengono creati tre enti mascherati da “istituti di carità” che cureranno il trasporto dei condannati prima in istituti di osservazione e poi in centri di eutanasia. Da questi luoghi di sterminio partiranno decine di migliaia di lettere alle famiglie, con cui le si informerà che, per cause varie (edemi o altro) il loro caro è deceduto improvvisamente e che il cadavere, per evitare epidemie, è stato subito cremato. Tuttavia le voci corrono, la gente che ha parenti anziani o malati inizia a spaventarsi, un coraggioso pastore protestante e direttore di un manicomio, Paul Braune, protesta presso un ministro e gli comunica che intende condurre una energica campagna contro il massacro degli alienati. Sono con lui molti pastori protestanti e vescovi cattolici. Inizia la repressione del regime (il Braune se la cava con il carcere fino al 1945), ma la protesta ed il malcontento popolare ottengono la fine dell’operazione T4. Il Tribunale Militare di Norimberga appurerà che le persone sterminate furono 275.000”.

    Enrico Radice – Biella

    Grazie per questa testimonianza, caro Enrico. Personalmente sono convinto che la crisi che stiamo attraversando, prima ancora che economica, sia antropologica, cioè riguardi il valore che si dà all’uomo. La violenza diffusa, tra i giovani e contro le donne, la facilità con cui si emarginano le categorie più deboli, bambini e malati, la facilità con cui si parla di dare la morte come se si trattasse di una conquista sociale, sono lì a dirci che la persona conta sempre meno. Dev’essere per noi alpini e per tutta la gente che ha a cuore la democrazia un richiamo continuo a non lasciarci impelagare in una cultura di morte.