Italia riparti dai tuoi alpini

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    La TV ha mostrato più volte un uomo che al balcone di casa sua ha esposto il Tricolore durante il corteo variegato di scalmanate tute nere chiamate “no global”, “black bloc”, ecc. (ma in fin dei conti: chi sono? Cosa vogliono? Distruggere perché? Coadiuvati, come sappiamo da elementi dei centri sociali “No Expo” o “No qualcosa…” basta fare casino), che sfilavano nella via sottostante. I beceri lo insultano, intimandogli di levarlo. 

    Ma lui se ne infischia, guarda oltre, non si fa intimidire e non arretra nemmeno quando lo centrano con un vigliacco lancio di uova e di improperi irripetibili. E lui, imperterrito, in giacca e cravatta, a infischiarsene dei lanciatori smargiassi. Quel signore, quell’uomo, l’ho riconosciuto, è stato ed è il mio grande amico, ex presidente dell’Ana, Giuseppe Parazzini che ancora una volta ha incarnato, con il suo esempio di fermezza, di tenacia, cosa significa essere alpino. Quel Tricolore esposto, e lui fermo senza reagire agli insulti, agli spaccatori di vetrine, ai provocatori, sicuro della sua legalità e della sua storia. Purtroppo quel drappo insultato, deriso, insozzato è lo specchio del periodo che stiamo attraversando.

    Nino Venditti – Sezione di Lecco


    Caro Giuseppe Parazzini, non sarò certo l’unico a ringraziarti per il tuo gesto, ma desidero essere nel numero di quelli che, insieme a te, fanno onore alla Bandiera, e voglio che tu possa fare la conta delle migliaia di italiani e di alpini che ti ringrazieranno per il tuo gesto. Quelle persone che lanciavano uova non si sono accorte che il loro gesto ha fatto della Bandiera e di te un’icona che farà molto di più il giro del mondo rispetto alle loro squallide foto di spaccavetrine. Sono figlio di un “ragazzo del ’99” Giuseppe Fontana (due Medaglie d’Argento, una di Bronzo al Valor Militare) fondatore della Associazione Nazionale del Fante, il 7 luglio 1920 a Milano. Mio padre venne richiamato alle armi nel 1939 e morì il 7 gennaio del 1943 per una ferita riportata sul fronte russo nell’ansa del Don. Allora avevo 2 anni e non ho potuto conoscerlo, ma ogni giorno ricordo le parole scritte a sua madre dal fronte russo: «Dovere come io l’intendo, non già parola vana da ripetere troppe volte in un giorno per incitare gli altri, ma norma di vita da rispettare in tutte le ore anche a prezzo di sacrifizi». Con questo spirito ti ringrazio e ti abbraccio per il tuo gesto che fa onore a te, agli alpini e all’Italia.

    Sten 39° corso Auc Giorgio Fontana


    Venerdì mattina, 1º Maggio, ero in ascolto di una rassegna stampa alla radio. Il giovedì 30 aprile c’erano già state manifestazioni violente a Milano e veniva letto un articolo su questo tema. Ad un certo punto ho sentito dire: in questo clima di violenza si è visto un uomo uscire sul balcone, vestito elegantemente, posare una bandiera italiana sul parapetto e guardare in silenzio, serio e immobile, i piccoli uomini che devastavano le strade di Milano. I piccoli uomini hanno cominciato a bersagliarlo con uova. È rimasto lì, senza scostarsi. Era un alpino. In quel momento ero solo e quindi ho potuto sciogliere, senza vergogna, in qualche lacrima silenziosa, il groppo in gola che mi aveva preso (e che ora, mentre scrivo, mi accompagna). Ma non per tristezza, non per dolore e neanche per rabbia, ma, semplicemente, per l’orgoglio e la commozione di essere anch’io un alpino. L’alpino Parazzini ha fatto due cose semplicissime e grandissime per conto di tutti gli alpini: davanti a noi c’è e ci sarà sempre la nostra bellissima Bandiera che rappresenta i nostri cuori di italiani, e i nostri volti rimarranno seri, immobili e silenziosi, senza alcun timore dei piccoli uomini, senza cuore e senza volto, che ci bersagliano. Grazie infinite alpino Parazzini.

    Lodovico Dotti


    Ho avuto l’onore di conoscerti personalmente quando eri Presidente dell’Ana. Ho visto, perché anche in Svizzera seguiamo quanto succede oltre le nostre frontiere, come hai reagito, imperturbabile come sempre, sicuro anche se preso di mira da ogni specie di oggetti, esponendo il Tricolore. Se questo fosse successo da noi in Svizzera molto probabilmente, dato che la Bandiera di uno Stato è sacra, non avrebbero fatto in tempo a tornare a casa. Credo che il tuo gesto debba essere preso come monito, per ricordarci che, a torto o a ragione, non si può vilipendere la propria Bandiera.

    Pietro Ferrari – Bellinzona


    Gentile direttore, abbiamo assistito (preannunciate) a Milano, alle solite scene di violenza gratuita e priva di senso, per l’inaugurazione di Expo, in mondovisione. Spero che il mondo sia venuto a conoscenza anche di un italiano, alpino e già Presidente dell’Ana, Giuseppe Parazzini, che ha avuto il coraggio di esporre il nostro Tricolore e per questo essere preso ad insulti oltre al classico lancio di uova… Onori pertanto ad un uomo vero di cui condivido totalmente la proposta di reintrodurre la leva obbligatoria.

    Luca Fanton


    Mi è capitato di vedere, da un notiziario Tv, Beppe Parazzini, Presidente nazionale emerito affacciato alla finestra, mentre passavano quei delinquenti chiamati “no tav” e “black bloc” (ma io li chiamerei bastardi) mentre esponeva il Tricolore ed imperterrito sfidava il lancio di uova sulla sua persona. Bravo Beppe, hai dimostrato alla cittadinanza milanese chi sono gli alpini! Dove erano le mamme di questi delinquenti? Perché non sono scese a prendere a cazzotti i loro figli, come ha fatto la mamma americana quando ha visto il figlio che agiva contro la Polizia?

    Giovanni Frattini, Sezione di Milano


    A nome mio e del Gruppo che presiedo vorrei umilmente comunicare al Presidente Parazzini la mia attestazione di stima per quanto fatto a Milano. Che il suo gesto sia di sprone per gli onesti e di monito agli altri. Da oggi sono più fiero di indossare il mio cappello alpino.

    Agostino Rocchietti Capogruppo di Mathi, Sezione di Torino


    Proporrei che al vostro past President Giuseppe Parazzini sia riconosciuto un encomio speciale, visto che si è preso una scarica di uova addosso solo per aver esposto la bandiera della Nazione. Di fronte alla dilagante indifferenza nazionale, l’alpino Parazzini è riuscito a non far sfigurare del tutto questo povero Paese. Non dico che è un eroe, ma certamente una persona attaccata al suo Paese e ai simboli che lo rappresentano.

    ten. cpl. parac. Federico Barbolani – Firenze

    Ho pubblicato alcune delle lettere che rendono omaggio a Giuseppe Parazzini e al suo gesto che ha fatto il giro del mondo, diventando icona non solo di un’Italia alpina, di cui noi ci sentiamo orgogliosamente rappresentanti, ma prima ancora di un’Italia civile, fiera della propria identità. Parazzini ci ha testimoniato la fierezza di un italiano orgoglioso d’essere tale. Misurato, fermo e deciso, capace di diventare giudizio critico di una società sfilacciata, senza bisogno di dire una sola parola. Un uomo maiuscolo, per dirla in breve. Grazie Beppe.