L'imboscato e l'ufficiale

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    Spero di avere interpretato male le parole dell’alpino Mantero di Savona, tantomeno la sua risposta. Un imboscato che faceva fughe coperto addirittura da un ufficiale?

    Questo ‘alpino’ che manifesta alcun problema declamando la sua ‘semi imboscatura’, doveva venire da noi in 40ª batteria di artiglieria alpina Ace Mobile Forces Land, dove a suo tempo il capitano Baudissard ed il ten. Giorgio Battisti (oggi Gen. Corpo d’Armata) per una mancanza di questo genere, oltre al CPR, l’avrebbero sbattuto in 7° o in 8° a baciare il sedere ai muli, magari con i suoi occhiali per vederlo meglio. Scusate lo sfogo, ma essendo stato in 40ª nel 1976/77 e avendo dovuto, con orgoglio, seguire una disciplina molto rigida, non sopporto leggere queste cose.

    Carlo Robbione – Valgreghentino (LC)

    Sul capitano Bosonetto ci sono arrivate moltissime lettere, tutte per celebrarne la grandezza umana e la statura di grande soldato alpino. Scritti dai quali emerge la figura di un uomo fuori dal comune. A parlarci di lui per primo era stato l’alpino Mantero, cuoco della caserma, il quale evocava quando era stato fatto rientrare durante una fuga a casa di sabato. Messo in gattabuia, il capitano lo visitò e vedendo che portava gli occhiali gli disse: potevi dirmelo che sei andato per una visita agli occhi. Caro Carlo, questo è genio puro. Per due ragioni. Primo perché il capitano aveva bisogno di qualcuno che andasse a preparare il rancio. In secondo luogo perché era riuscito a separare i fatti dalle intenzioni. I fatti talvolta possono sembrare gravi, ma a vent’anni c’è posto anche per qualche esuberante incoscienza. Non dimenticando che i veri educatori trascinano con la loro forza interiore senza bisogno della galera.