La mia bela la mi aspeta

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    Il nuovo disco “La mia bela la mi aspeta” è il risultato di un sapiente lavoro di ricerca, di recupero ed armonizzazione della tradizione musicale militare, frutto dell’impegno, dell’entusiasmo e della professionalità che da sempre contraddistingue l’operato dell’Associazione Nazionale Alpini.

     

    Il plauso va al Coro Ana Milano “Mario Bazzi”, magistralmente diretto dal Maestro Massimo Marchesotti, alla casa discografica “Universal Music Italia” e a tutti coloro che hanno contribuito, anche da dietro le quinte, alla realizzazione di questa pregevole raccolta di canti alpini e militari. L’opera, oltre a fornire una testimonianza storico-musicale di indubbia valenza e autorevolezza, diviene valido esempio, per tutte le generazioni, di lodevole passione per il nostro vissuto e, soprattutto, per i canti popolari e patriottici che sono parte integrante della memoria alpina.

    Il raccontare per tramandare la storia di una nazione è importante per mantenere vivi, attraverso la consapevolezza del proprio passato, la coscienza nazionale e i nostri valori. E i cori e i canti alpini, oltre a costituire un prezioso patrimonio artistico che affonda le proprie radici nei secoli passati, rappresentano indubbiamente un modo peculiare per raccontare e tramandare il nostro passato. Essi hanno sempre ricoperto un ruolo di fondamentale importanza nella vita di ogni soldato.

    Cantavano i legionari di Cesare, i fanti di Napoleone così come, ancora oggi, riecheggiano tra i pendii e le valli le voci della nostre gloriose penne nere. Perché esiste, da sempre, un legame indissolubile tra il canto e la grande famiglia delle truppe da montagna. Nelle poche e semplici strofe, spesso malinconiche a volte irriverenti, vengono narrate le battaglie, la dura vita in trincea, la nostalgia della casa, gli affetti lontani, il valor alpino.

    Si cantava in marcia verso il fronte, durante i trasferimenti in tradotta, nei momenti di riposo in caserma; per reagire al sonno, per dimenticare la fame, per tenere alto il morale, per consolidare lo spirito di corpo ma anche per ricordare chi è “andato avanti”. Versi ispirati alle gesta di un Corpo che ha scritto alcune delle pagine più epiche della storia militare d’Italia: dai tragici momenti della Guerra in Libia, alle dure campagne della Grande Guerra – di cui ricorre in questi anni il Centenario – fino alle operazioni in Grecia ed in Russia, quando la sofferenza nel ripiegamento lasciò spazio all’orgoglio e alla volontà di tornare a baita, evidentemente più forti dell’incalzante fuoco nemico.

    Parole e musiche che esaltano il valore umano e patriottico, la natura genuina e la generosità d’animo, l’impareggiabile professionalità e concretezza dei “veci” e dei “bocia”: ovunque presenti, disponibili e votati all’altruismo. Uno stile di vita che trova la più alta ragion d’essere nel servizio quotidianamente svolto dalle penne nere, di ogni latitudine e quota, in Patria e all’estero; con le stellette indossate sulla divisa oppure portate nel cuore, ma sempre con il proverbiale spirito di servizio che accompagna chi indossa il cappello alpino. Questo è lo spirito alpino.

    Questa è l’alpinità! Ruyard Kipling, celebre scrittore inglese e corrispondente di guerra sul fronte italiano, così si espresse sui “Figli dei Monti”: «Alpini, forse la più fiera, la più tenace fra le specialità impegnate su ogni fronte di guerra. Combattono con pena e fatica fra le grandi Dolomiti. Nelle loro solitarie posizioni, all’avanguardia di disperate battaglie contro un nemico che sta sopra di loro, più ricco di artiglieria, le loro imprese sono frutto soltanto di coraggio e di gesti individuali.

    Svelti di lingua e di mano, orgogliosi di sé e del loro Corpo, vivono rozzamente e muoiono eroicamente». Le paure, le speranze e le passioni che quegli italiani provarono in quelle tragiche circostanze sono racchiuse nei testi di questi canti che oggi, a distanza di anni, vengono ancora intonati dai reparti alpini del nostro esercito durante le marce in montagna, nei trasferimenti e nei momenti che precedono la cerimonia dell’alzabandiera.

    Il perpetuarsi dei canti alpini e militari in generale, che ancora oggi scuotono le nostre anime, le menti e le coscienze, dunque, rappresenta un’irrinunciabile occasione per trasmettere alle future generazioni una parte importante della nostra ricchezza artistica popolare, la nostra ossatura morale, le origini sociali e culturali del popolo italiano e, più di ogni cosa, non lascerà cadere nell’oblio chi ci ha preceduto.

    È per questo che l’Ana e le innumerevoli formazioni corali offrono una preziosa e insostituibile opera, tesa a conservare, valorizzare e tramandare il culto del canto di montagna: un’inestimabile patrimonio di valori, storia e tradizioni che continua, a distanza di tempo, a mantenere viva la memoria alpina e rappresentare una reale testimonianza della nostra cultura militare.

    Gen. C.A. Giorgio Battisti

    Il Coro Ana Milano si esibirà in concerto con “La mia bela la mi aspeta” domenica 27 novembre 2016, ore 20.30, presso l’Auditorium di Milano Fondazione Cariplo – Largo Mahler.

    Biglietto intero 15 euro; ridotto 10 euro, acquistabili presso l’Auditorium o su www.vivaticket.it

    Nell’occasione sarà presentato il Cd “La mia bela la mi aspeta – Canti degli alpini e militari 1896-1943” su etichetta Decca, in uscita in tutti i negozi e su digitale dal 18 novembre 2016.

    Info su www.coroanamilano.it