Marò: lettera aperta al Presidente Napolitano

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    Signor Presidente,

    a nome mio personale e dei circa 380.000 soci dell’Associazione che mi onoro di presiedere mi rivolgo a Lei per segnalarLe la preoccupazione e lo sgomento che tutti noi proviamo in queste ore a seguito della incredibile decisione di restituire i due nostri Fucilieri di Marina alle Autorità indiane che, da ormai un anno, li detengono in evidente spregio di ogni convenzione internazionale. La preoccupazione per la sorte dei nostri ragazzi è duplice: da un lato è davvero difficile potersi fidare di una Nazione che viola con arroganza e spregiudicatezza le convenzioni internazionali e, prima ancora, le più elementari regole della civile convivenza tra i popoli e dall’altro la quasi totale assenza delle nostre Istituzioni che sembrano interessate più alla salvaguardia di logiche commerciali che non all’integrità dei nostri soldati ed alla dignità della nostra Patria.

    Lo sgomento nasce, invece, dalla sensazione di un generale atteggiamento dilettantistico che sembra aver dominato tutta questa vicenda, dalla consegna iniziale dei nostri Fucilieri di Marina sino all’incredibile epilogo di questi giorni che ha raggiunto i toni della farsa – se non fosse che la situazione è tragica – e che ha comportato, oltre al danno per i nostri Marò, la beffa per l’Italia che é stata esposta ad una pessima figura di fronte al mondo.

    Signor Presidente, solo pochi mesi fa mi sono recato in Afghanistan per portare i sentimenti di orgoglio, riconoscenza e vicinanza degli Alpini in congedo a quelli in armi ed ai soldati italiani impegnati in quella difficile missione che, grazie alla abnegazione, alla professionalità altissima ed alla profonda umanità dei nostri militari, oltre ad aver portato sicurezza e stabilità ed aver assicurato progresso e civiltà in quelle terre martoriate, ha garantito alla nostra Nazione, più di ogni altra cosa, il rispetto che merita nel consesso internazionale.

    A Herat ho compreso quanto importante sia, per i nostri ragazzi, percepire l’appoggio dell’Italia e l’attenzione delle nostre Istituzioni. Ora mi chiedo quale sia lo stato d’animo di questi ragazzi di fronte all’incredibile decisione di restituire i nostri Fucilieri di Marina alle Autorità indiane abbandonandoli al loro destino. Quale lo spirito con il quale potranno affrontare la loro difficile quotidianità. So per certo che continueranno a svolgere i loro compiti con la professionalità e l’umanità che il mondo ci invidia, ma credo, tuttavia, che si sentiranno più soli. Anche noi, signor Presidente, ci sentiamo più soli.

    Da sempre la nostra preoccupazione è quella di operare appassionatamente e gratuitamente per contribuire a fare della nostra bella Italia il posto migliore dove crescere i nostri figli ai quali ostinatamente continuiamo ad insegnare che la Patria va amata senza se e senza ma. È per questo che mi rivolgo a Lei nella speranza di ottenere un gesto o una parola che ci consenta di continuare ad essere orgogliosi di essere italiani. Gradisca i sensi della nostra stima.

    Corrado Perona

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