Monumento vivente

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    Un nuovo piccolo miracolo con la penna nera. Neppure tanto piccolo, visto che stiamo parlando di una struttura socio sanitaria all’avanguardia, senza uguali nel nostro Paese, di oltre 4.500 metri quadrati, capace di accogliere con livelli elevatissimi di ospitalità e residenzialità sino ad ottanta persone con gravi disabilità fisiche. È la Nuova Nikolajewka, sorta a fianco ed in continuità alla Scuola Nikolajewka di Brescia, che gli alpini edificarono con decine di migliaia di ore di lavoro volontario nel 1983: un “monumento vivente”, una “Scuola di arti e mestieri per spastici e miodistrofici”. Trasformatasi in breve in struttura socio sanitaria a tutti gli effetti, la “Scuola”, come la chiamano tutti i bresciani, pur in perfetta efficienza, cominciava a sentire il peso dei 35 anni. Le necessità di movimentazione, attività ed assistenza dei suoi 120 ospiti (60 in regime diurno e 60 in regime residenziale, a tempo pieno), andavano sempre più aumentando. Da qui la decisione, presa di concerto da Cooperativa Nikolajewka e Fondazione Nikolajewka (costituita dagli alpini, presieduta da un alpino, per evitare “scalate” alla Cooperativa stessa, dai bilanci multimilionari), di raddoppiare l’edificio e dare risposte nuove ed innovative ai bisogni attuali e prevedibili per i prossimi trent’anni. Una decisione coraggiosa, ma consapevole: un investimento impegnativo, pari ad otto milioni di euro. Con poco più di metà della somma già in cassa si è partiti tre anni fa, sicuri che sulla strada molti amici si sarebbero aggiunti ai gruppi alpini che instancabilmente raccolgono fondi per sostenere “la Nikolajewka”: un anno se ne è andato in burocrazia, ma, assegnati gli appalti, le ruspe si sono mosse, neppure quattordici mesi fa. Ed il 26 gennaio, nel 76º anniversario della battaglia a cui la “Scuola” è intitolata, l’ospite più anziano della stessa ha tagliato il nastro tricolore, consentendo alle autorità e a centinaia di alpini di entrare nei grandi spazi del nuovo edificio. È toccato al sottoscritto, Presidente della Fondazione Nikolajewka, l’onore di presentare un’opera che deve riempire di straordinario orgoglio in primo luogo gli alpini. Perché, se è vero che le attuali norme non consentono più di realizzare un simile edificio utilizzando l’opera dei volontari, è verissimo che le centinaia di aziende, associazioni e semplici cittadini che hanno partecipato e partecipano alla gara di solidarietà per raccogliere i fondi necessari hanno espresso un’unica confortante motivazione: «Se ci sono di mezzo gli alpini, sappiamo che non un solo euro sarà sprecato!». Così i contributi sono arrivati: un milione, in meno di 5 anni, dai gruppi alpini, soprattutto della Sezione di Brescia, seicentomila euro dalla raccolta promossa da Associazione Industriale Bresciana, Fondazione Comunità Bresciana ed Editoriale Bresciana, attraverso le pagine del Giornale di Brescia, altre decine di migliaia di euro da associazioni e ordini professionali. L’acceso a fondi pubblici (da rimborsare) e ad un mutuo bancario, poi, hanno consentito di coprire l’intera spesa. Durante l’inaugurazione, il Presidente nazionale Sebastiano Favero, dopo aver ascoltato le ammirate parole del sindaco di Brescia, Del Bono, e del direttore dell’Azienda Territoriale della Salute, Sileo, ha voluto sul palco anche i Presidenti delle tre Sezioni bresciane (Turrini per Brescia, Sala per la Vallecamonica e Poinelli per Salò) per sottolineare l’attualità della decisione presa 35 anni fa. Il “monumento vivente” è sempre più vivo, nel segno della solidarietà e dell’amicizia, soprattutto con la gente di Russia. Per questo sui due blocchi bianchi del nuovo edificio campeggiano due grandi scritte: Nikolajewka, in caratteri latini e in caratteri cirillici.

    Massimo Cortesi