Occhio alla bussola

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    L’Associazione Nazionale Alpini è una grande realtà, questo è fuori di dubbio. Ma come ogni grande realtà, seria e cosciente del suo ruolo, ha bisogno talvolta di riflettere e di effettuare qualche autoverifica. Quest’anno per l’adunata di Pordenone è stato definito il motto “Alpini: esempio per l’Italia”. Come già spiegato in diversi contesti, il motto non è e non deve essere un’autocelebrazione della nostra Associazione e dei suoi iscritti, ma deve indurci a riflettere pensando a coloro che vedono in noi un riferimento e anche a coloro che ci guardano da più lontano non nascondendo qualche perplessità.

    In primis noi, alpini appartenenti all’ANA, dobbiamo essere esempio concreto, vivendo la nostra associazione in tutte le sue espressioni, le sue manifestazioni e non ultimo in tutta la sua organizzazione. Non possiamo far finta che l’ANA sia una “organizzazione” avulsa dalla realtà della società che ci circonda. Spesso sosteniamo che quando ci mettiamo in testa il nostro cappello ci trasformiamo: questa constatazione è fonte di preoccupazione per me. Mi chiedo, infatti: quando non abbiamo in testa il nostro cappello cosa siamo? Come ci comportiamo? Essere alpini, non dormienti ma impegnati, è esserlo tutti i giorni dell’anno con o senza cappello; essere alpini significa aver fatto una sostanziale scelta di vita che sposa appieno i valori scritti nella nostra carta fondamentale che è lo Statuto consegnatoci dalle mani dei nostri Padri fondatori.

    Per dirla in poche parole, essere alpini oggi, forse con ancor maggior difficoltà rispetto a ieri, vuol dire poche semplici cose: amicizia, disponibilità e rispetto delle regole. L’amicizia e la disponibilità sono valori facili da toccare nella nostra vita alpina, penso ai raduni e al Libro verde, espressioni visibili e concrete. Il rispetto delle regole, invece, è un po’ il nostro tallone d’Achille.

    Dobbiamo ricordare che Associazione non è solo l’insieme degli associati, ma dovrebbe essere quell’unione monolitica orientata verso scopi condivisi. La nostra forza è la quotidianità sul territorio, nelle nostre comunità, nelle nostre città e nei nostri paesi; la nostra forza sono i Gruppi, sono gli alpini che li formano. La nostra forza sono le Sezioni, punto cardine dell’organizzazione associativa. Guai però se ognuno andasse per la propria strada: l’ANA non sarebbe più quella che è e quella che è stata. In qualche occasione rischiamo di comportarci come i “politici” o comunque al pari di coloro che in Italia ci stanno dando il cattivo esempio anteponendo il loro benessere al benessere dei cittadini. Smorziamo quindi le ambizioni di “far carriera”, qualora ve ne fossero.

    La straordinarietà dell’ANA è sempre stata, anche, la vicinanza nell’operare tra il Generale e l’alpino semplice: entrambi hanno tanto da dare lavorando uniti, insieme. Come scrisse Bedeschi “dal ministro al mandriano…”, questa è la nostra forza! Come è bello quando ci conosciamo e ci diamo del ‘tu’ con spontaneità, come segno di eguaglianza e d’appartenenza alla stessa Famiglia. Va da sé che una grande organizzazione come l’ANA preveda degli incarichi (non cariche, badate bene!), il più delle volte a tempo determinato.

    Questi non sono e non devono mai essere podi sui quali salire per mettersi in mostra, ma ottime opportunità per dimostrare il nostro impegno nella nostra grande famiglia. Ho fatto la naja nel 5° Alpini e anche per questo, ma non solo, sono uno strenuo sostenitore del suo motto: “Nec videar dum sim” ovvero “non per apparire ma per essere”. Riflettiamoci su, pur con le dovute aperture che il mondo di oggi ci suggerisce. Sono questi alcuni spunti di riflessione che ho voluto condividere con voi sulle pagine del nostro giornale, spunti che ci dovrebbero aiutare sempre di più a dimostrare con i fatti quell’impegno che abbiamo dichiarato apertamente rendendolo motto, “Alpini: esempio per l’Italia”. Stringiamo le fila e guardiamo fiduciosi e con speranza al nostro futuro associativo.

    Adriano Crugnola – vice presidente vicario ANA