Ricordo di Andreotti

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    Avvicinandosi l’Adunata nazionale desidero inviarti una fotocopia di una lettera che ho ricevuto da Giulio Andreotti scomparso l’anno scorso pochi giorni prima dell’Adunata. Nel 1962 ho assistito a Bergamo alla sfilata da cittadino in quanto non avevo ancora svolto il servizio militare ed erano presenti Fanfani e Andreotti.

    Dal 1968 partecipo sempre alle Adunate e dopo quella di Roma del 1979 ho mandato una lettera all’onorevole Andreotti (avendo notato molte volte la sua presenza) chiedendo un suo pensiero strettamente personale sulla sfilata sottolineando che se la risposta fosse stata da segreteria di tralasciare di farlo. Con molto piacere dopo pochi giorni ho ricevuto la risposta scritta a mano con questo testo: “Caro signor Valenti, volentieri le dico quel che provo assistendo alla sfilata annuale degli alpini: è un bagno di entusiasmo con una ammirazione che la consuetudine non attutisce (sono al 9° raduno, sottolinea). Il patriottismo dell’Associazione, con la meravigliosa coesistenza di ex combattenti e di giovani congedati, dovrebbe essere più conosciuto. Qualche passo in avanti quest’anno, anche per la presenza significativa del presidente Pertini, si è fatto. Le cinque ore e mezzo di assistenza alla sfilata romana e qualche ora trascorsa con il Consiglio Nazionale dell’ANA subito dopo, mi hanno dato un grande conforto. Con i migliori saluti Giulio Andreotti”. Penso che sarai d’accordo con me sulla valutazione di questo scritto. Praticamente in poche righe sono state trasmesse sensazioni che erano magari ammissibili se fossero state scritte da un alpino invece l’attenzione rivolta all’evento ha tradotto il tutto in un profondo sentimento umano e ritengo particolarmente significativa la frase: “È un bagno di entusiasmo con una ammirazione che la consuetudine non attutisce”.

    Davide Valenti – gr. Campagnola – Sez. Bergamo

    Caro Davide, ti racconto un aneddoto. Alcuni anni fa, da giovane giornalista, scrissi un articolo, non particolarmente benevolo su Andreotti, in cui sostenevo che credevo a una sua responsabilità politica rispetto ai fatti di cui lo si accusava, ma non credevo per nulla che fosse il mandante di assassini, di trame delittuose e altro, cosa che fu poi confermata dai tribunali che lo mandarono assolto. La mia grande sorpresa fu un suo biglietto di ringraziamento, sincero e cordiale, con cui mi ringraziava per quanto avevo scritto. Andreotti era questo. Con tutte le critiche possibili, ma anche capace di grandi gesti, come sanno fare gli uomini di razza.