Simboli indelebili

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    Certe impressioni sono destinate a non fuggire mai dalla memoria, soprattutto quelle che viviamo in prima persona e non importa che siano fugaci o inaspettate, lasciano il segno comunque. È successo a Edolo mentre passavamo in una via laterale con pochi turisti e qualche parente dei tanti alpini che si ritrovano in quel paese tra le montagne, ogni cinque anni. 

    Si sfilava con il plotone delle divise storiche: elmetti roventi sulla testa e tessuti pesanti addosso, sotto un sole d’agosto a dir poco implacabile ma si soffriva in silenzio, ricordando che i nostri nonni con quelle divise in fondo, hanno sofferto ben di peggio… Eravamo inoltre dietro ad un plotone di alpini, del moderno esercito professionale, giovani che marciavano apparentemente senza sforzo nella loro moderna divisa mimetica. Proprio l’ufficiale che li comandava, diede all’improvviso un ordine deciso: tutti i volti di quei soldati si voltarono quindi a destra, di scatto, e anche lui, penna bianca, si irrigidì nel saluto militare rivolto a quel lato della strada. In quella via non c’era nulla per il quale fosse necessario un atto formale di quel genere, né monumenti o stendardi anzi la via era purtroppo ben poco affollata. Anche chi comandava il nostro plotone di convinti figuranti, il buon Barbieri, diede però poco dopo lo stesso ordine e anch’io voltai il viso a destra e finalmente capii. Tra le fila intravidi un bambino, otto anni o poco più, che sul marciapiede teneva sospeso davanti a sé un cuscino, forse di raso ma che appariva sbiadito, antico e sopra era posato un vissuto cappello alpino. Il bimbo porgeva al nostro omaggio, il cappello del suo nonno.

    Sergio Boem Gruppo di Padenghe, Sezione di Brescia

    Caro Sergio mi scuso per aver sforbiciato la tua lettera, scritta con il mestiere di chi sa raccontare e scrivere favole. È una bella storia che ci ricorda come i simboli, quando dentro celano la vita con i suoi valori e la sua credibilità, hanno un linguaggio potente capace di mettere tutti sull’attenti. Restituire ai giovani questi simboli di valore credo sia una delle migliori pedagogie per ricavare il meglio dalla loro vita.