Taurinense, 60 anni di storia alpina

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La brigata di stanza in Piemonte nasce nel febbraio del 1952, quando l’allora ministro della Difesa Randolfo Pacciardi dispone la graduale costituzione della Taurinense, articolata all’inizio su soli due reggimenti: il 4° Alpini e il 1° artiglieria da montagna, i quali comprendono battaglioni storici come il Saluzzo, l’Aosta, il Mondovì e il Susa e i gruppi di artiglieria Aosta, Susa e Pinerolo. È un periodo – quello dei primi anni ’50 – in cui l’Esercito italiano vive una fase dinamica e i giornali seguono da vicino l’evoluzione della guerra fredda e delle questioni militari. Non sono momenti facili per le forze armate: sono passati solo sette anni dalla fine della seconda guerra mondiale, le perdite sono state cospicue e il morale è da rigenerare.

Il primo comandante della brigata – il generale Angelo Corrado – è consapevole dello sforzo che attende la neonata unità alpina e nel primissimo ordine del giorno si rivolge ai suoi alpini invocando l’aiuto dei “Gloriosi Caduti delle divisioni Taurinense e Cuneense (…) dal cielo degli eroi”… Inizia così una nuova epoca nel segno della Taurinense, con la brigata che fa presto parlare di sé: sulla copertina della Domenica del Corriere di luglio del ’52, Walter Molino immortala una compagnia di alpini della Taurinense che compie “un’eccezionale impresa sul Cervino”, conquistando quota 4.478 in ventidue cordate da 3-4 uomini ciascuna. Negli anni ’50 la montagna ha un ruolo centrale nella vita operativa dell’unità, che in diverse occasioni domina con i propri reggimenti le gare dei campionati di sci delle Truppe alpine, a testimonianza di una naturale familiarità con l’ambiente montano.

Gli anni ’60 continuano nel segno delle Alpi, con la scalata – nel 1960 – al Monte Bianco da parte di 148 alpini della brigata, ma il decennio segnerà soprattutto la svolta internazionale che sarà per il futuro il tratto distintivo della Taurinense: l’unità viene designata per far parte della forza mobile terrestre della NATO in Europa, l’AMF-L (acronimo di ACE Mobile Force Land, dove ACE sta per Allied Command Europe). Nel 1963 una taskforce di alpini della brigata vola in Norvegia per partecipare all’esercitazione ‘Northern Trail’, dove si uniranno ai reparti eserciti di USA, Gran Bretagna, Norvegia, Germania e di altre nazioni per addestrarsi a fronteggiare – in uno scenario estremo – una possibile minaccia da est.

La ‘Northern Trail’ è la prima di quasi cento esercitazioni internazionali alle quali i reparti della brigata prendono parte negli oltre quarant’anni di storia dell’AMF-L. Il battaglione Susa, la 40ª batteria del 1° da montagna, il Reparto di Sanità Aviotrasportabile, il Battaglione Logistico e successivamente il battaglione Saluzzo e altri reparti della Taurinense si misurano alla pari con gli altri eserciti, acquisendo una mentalità all’avanguardia – declinata nelle procedure e nella prassi della NATO – familiarizzando con la lingua inglese e con un’atmosfera all’insegna dell’apertura al nuovo. Nel 1975 il 4° Alpini e il 1° da montagna vedono sventolare le loro bandiere di guerra per l’ultima volta, in seguito alla ristrutturazione della Forza Armata avviata negli anni ’70.

La nuova Taurinense si articola sostanzialmente sui battaglioni già inquadrati nei suoi due reggimenti originari, con l’aggiunta importante del Reparto di Sanità Aviotrasportabile costituito nel 1978. Ma la vita della brigata cambia poco: continua l’esperienza internazionale con la NATO (ben venticinque trasferte all’estero in seno all’AMF-L), l’addestramento in montagna prosegue a ritmo sostenuto e partecipa ai soccorsi dopo il terremoto in Friuli. Gli anni ’80 segnano il culmine della Guerra Fredda ed anche il picco delle esercitazioni NATO per il “Contingente Cuneense” (è con il nome della gloriosa divisione sacrificatasi in Russia che nel 1986 viene battezzata la forza della Taurinense inquadrata nell’AMF-L): si arriva a quota ventinove spedizioni in nove diversi Paesi.

La brigata di stanza in Piemonte nasce nel febbraio del 1952, quando l’allora ministro della Difesa Randolfo Pacciardi dispone la graduale costituzione della Taurinense, articolata all’inizio su soli due reggimenti: il 4° Alpini e il 1° artiglieria da montagna, i quali comprendono battaglioni storici come il Saluzzo, l’Aosta, il Mondovì e il Susa e i gruppi di artiglieria Aosta, Susa e Pinerolo. È un periodo – quello dei primi anni ’50 – in cui l’Esercito italiano vive una fase dinamica e i giornali seguono da vicino l’evoluzione della guerra fredda e delle questioni militari. Non sono momenti facili per le forze armate: sono passati solo sette anni dalla fine della seconda guerra mondiale, le perdite sono state cospicue e il morale è da rigenerare.

Il primo comandante della brigata – il generale Angelo Corrado – è consapevole dello sforzo che attende la neonata unità alpina e nel primissimo ordine del giorno si rivolge ai suoi alpini invocando l’aiuto dei “Gloriosi Caduti delle divisioni Taurinense e Cuneense (…) dal cielo degli eroi”… Inizia così una nuova epoca nel segno della Taurinense, con la brigata che fa presto parlare di sé: sulla copertina della Domenica del Corriere di luglio del ’52, Walter Molino immortala una compagnia di alpini della Taurinense che compie “un’eccezionale impresa sul Cervino”, conquistando quota 4.478 in ventidue cordate da 3-4 uomini ciascuna. Negli anni ’50 la montagna ha un ruolo centrale nella vita operativa dell’unità, che in diverse occasioni domina con i propri reggimenti le gare dei campionati di sci delle Truppe alpine, a testimonianza di una naturale familiarità con l’ambiente montano.

Gli anni ’60 continuano nel segno delle Alpi, con la scalata – nel 1960 – al Monte Bianco da parte di 148 alpini della brigata, ma il decennio segnerà soprattutto la svolta internazionale che sarà per il futuro il tratto distintivo della Taurinense: l’unità viene designata per far parte della forza mobile terrestre della NATO in Europa, l’AMF-L (acronimo di ACE Mobile Force Land, dove ACE sta per Allied Command Europe). Nel 1963 una taskforce di alpini della brigata vola in Norvegia per partecipare all’esercitazione ‘Northern Trail’, dove si uniranno ai reparti eserciti di USA, Gran Bretagna, Norvegia, Germania e di altre nazioni per addestrarsi a fronteggiare – in uno scenario estremo – una possibile minaccia da est.

La ‘Northern Trail’ è la prima di quasi cento esercitazioni internazionali alle quali i reparti della brigata prendono parte negli oltre quarant’anni di storia dell’AMF-L. Il battaglione Susa, la 40ª batteria del 1° da montagna, il Reparto di Sanità Aviotrasportabile, il Battaglione Logistico e successivamente il battaglione Saluzzo e altri reparti della Taurinense si misurano alla pari con gli altri eserciti, acquisendo una mentalità all’avanguardia – declinata nelle procedure e nella prassi della NATO – familiarizzando con la lingua inglese e con un’atmosfera all’insegna dell’apertura al nuovo. Nel 1975 il 4° Alpini e il 1° da montagna vedono sventolare le loro bandiere di guerra per l’ultima volta, in seguito alla ristrutturazione della Forza Armata avviata negli anni ’70. La nuova Taurinense si articola sostanzialmente sui battaglioni già inquadrati nei suoi due reggimenti originari, con l’aggiunta importante del Reparto di Sanità Aviotrasportabile costituito nel 1978. Ma la vita della brigata cambia poco: continua l’esperienza internazionale con la NATO (ben venticinque trasferte all’estero in seno all’AMF-L), l’addestramento in montagna prosegue a ritmo sostenuto e partecipa ai soccorsi dopo il terremoto in Friuli.

Gli anni ’80 segnano il culmine della Guerra Fredda ed anche il picco delle esercitazioni NATO per il “Contingente Cuneense” (è con il nome della gloriosa divisione sacrificatasi in Russia che nel 1986 viene battezzata la forza della Taurinense inquadrata nell’AMF-L): si arriva a quota ventinove spedizioni in nove diversi Paesi. Il decennio successivo porta cambiamenti epocali, che scaturiscono in parte dalla fine dell’ordine mondiale bipolare: la Taurinense è tra le prime brigate dell’Esercito a passare gradualmente al modello professionale, anche se è con gli alpini ancora di leva che la Taurinense condurrà con successo la missione ONU in Mozambico nel 1993, prima degli impegni in Bosnia-Erzegovina tra il ’97 e il ’98 alla guida della Brigata Multinazionale Nord a Sarajevo con il generale Armando Novelli. Tra il ’92 e il ’93 tornano in vita i gloriosi 2° e 3° Alpini insieme al 1° da montagna, che inquadrano rispettivamente i battaglioni Saluzzo, Susa e il gruppo Aosta, mentre nel 1997 il 9° reggimento dell’Aquila entra nei ranghi della Taurinense dopo una lunga e onorata militanza nella Julia. La Taurinense entra nel nuovo millennio sotto la spinta del cambiamento: mentre si completa il passaggio all’arruolamento su base volontaria (gli alpini iniziano ad arrivare da ogni regione italiana), lo scenario internazionale diventa sempre più complesso, specie dopo l’attacco alle Torri Gemelle.

La brigata attinge dal capitale accumulato nei decenni precedenti in campo internazionale con l’AMF-L (la cui esperienza si concluderà nel 2002) fornendo i propri reparti per le missioni NATO in Bosnia, Albania e in Kosovo – dove la Taurinense nel 2000 assume per la prima volta il comando della Brigata Multinazionale Ovest della Kosovo Force a Pec, con a capo il generale Biagio Abrate. Nel 2003 – dopo la caduta del regime talebano in Afghanistan – l’Italia prende parte all’operazione Enduring Freedom con il contingente Nibbio, comandato dal generale Giorgio Battisti e costituito per i primi mesi dal battaglione L’Aquila del 9° reggimento Alpini che si schiera nell’est del Paese asiatico. Pochi mesi dopo i reparti della brigata iniziano a rotazione a costituire il grosso del contingente italiano nella capitale afgana, dove nel 2005 il Comando della Taurinense prende la guida della Kabul Multinational Brigade (KMNB) agli ordini del generale Claudio Graziano.

Altra novità è l’arruolamento delle donne nell’Esercito, che entrano poco a poco a far parte della Taurinense nel 2002, anno in cui si registra anche l’ingresso nell’organico della brigata del reggimento Nizza cavalleria (1°) e del 32° battaglione Genio guastatori (elevato al rango di reggimento due anni più tardi). La storia recentissima della Taurinense racconta dello schieramento oltremare – per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale – di una grande unità alpina: nel 2010 la brigata parte per l’Afghanistan con il Comando e tutti i suoi reggimenti per assumere la guida della regione occidentale del Paese, con il generale Claudio Berto a capo di un contingente multinazionale di oltre 8.000 militari di dieci diverse nazioni impegnato in una missione delicatissima e ad alto profilo di rischio dove si intrecciano ricostruzione e sviluppo. Il 2011 vede poi la brigata scendere in piazza per celebrare il 150° dell’Unità d’Italia (con un ruolo di spicco all’84ª Adunata nazionale) e tornare in massa sulle Alpi piemontesi e sull’Appennino abruzzese.

Con l’anno in corso si prospettano all’orizzonte una rinnovata collaborazione bilaterale con gli Chasseurs francesi e un nuovo turno di missione nell’ovest dell’Afghanistan: compiti impegnativi che la Taurinense affronterà forte di un’esperienza di sessant’anni ricca di slanci, fatiche e sforzi costati in diverse circostanze il sacrificio di alpini che hanno raggiunto prima del tempo quel “cielo degli eroi” invocato dal primo comandante il 15 aprile di sessant’anni fa.

Mario Renna


Ricordiamo i nomi dei dieci Caduti della brigata in missione all’estero. Due deceduti in incidenti, il caporalmaggiore Giovanni Bruno, nell’ottobre 2004 a Kabul e il caporalmaggiore scelto Francesco Positano, nel giugno 2010 a Herat; gli altri in attentati: il capitano M.A.V.M. Manuel Fiorito, il 5 maggio 2006 e nello stesso giorno il maresciallo capo Luca Polsinelli; il caporalmaggiore Vicenzo Cardella e il caporalmaggiore capo scelto Giorgio Lanzella, entrambi il 26 settembre 2006; il sergente maggiore Massimiliano Ramadù e il 1° caporalmaggiore Luigi Pascazio, 17 maggio 2010; il sottotenente Mauro Gigli, 28 luglio 2010.


CONCERTI DELLA BRIGATA IN PIAZZA CASTELLO E AL CONSERVATORIO

ATorino, per il 60° della Taurinense, grande concerto della brigata in piazza Castello e carosello della Fanfara diretta dal maresciallo Marco Calandri, con una scenografia arricchita da veicoli militari a bordo dei quali hanno suonato solisti dei diversi brani del programma, che ha spaziato da classici per banda militare a musiche leggere e di intrattenimento. Non meno di cinquemila gli spettatori che hanno gremito la piazza. Tutto esaurito al Conservatorio di Torino, dove sono stati rievocati i sei decenni di storia dell’unità attraverso musiche collegate ai singoli periodi e centinaia di cittadini al museo della Taurinense, presso la caserma Montegrappa, sede dell’unità comandata dal generale Dario Ranieri.