Una grande medaglia

    0
    62

    Cosa vuol dire essere stato un alpino in guerra? Vuol dire il pianto soffocato di una mamma o quello disperato di una sposa, che ti hanno visto partire…Vuol dire un treno pieno di soli uomini, che cantano e ridono ancora, un treno che ti porta lontano in terre sconosciute, assolate e deserte di sabbia, che ti brucia la pelle e ti confonde la mente, fredde e desolate di neve, che ti si incrosta sul viso e ti rovina i piedi… 

    Vuol dire riuscire a mangiare una minestra che ti sembra tanto buona, in una gavetta fredda di metallo o in un cappello caldo di te… Vuol dire avere vicino un uomo che non combatte e prega per te… Vuol dire uccidere anche se non volevi, morire anche se non dovevi… Vuol dire l’ultimo sguardo di un compagno caduto, che rimane una macchia verde nel bianco freddo, crudele… Vuol dire ritornare diverso, ma ti riconoscono dagli occhi…Vuol dire non ritornare più e non sanno chi sei… Vuol dire una croce che ti si appunta sul petto, ma un dolore che ti trapassa il cuore… Vuol dire una croce senza nome, ma una pace in un campo di file ordinate… Vuol dire mettersi sull’attenti come un uomo e piangere alle note del “Silenzio” come un bambino… Vuol dire essere morto, ma vivo in un paradiso di pace, essere vivo, ma morto in un mondo di guerra…

    Tiziana M. Garneri, orgogliosa nuora del cap. magg. Paolo Di Pasquale, classe 1917 figlia del sten. di complemento Pietro Garneri, classe 1934

    Non occorre avere medaglie sul petto, per vivere di luce nel ricordo dei posteri. Le fatiche di una guerra valgono da sole una grande medaglia, da appuntare sul petto di chi l’ha vissuta e nel cuore di chi rimane.