Una scossa che fa bene all'Italia

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Cos’è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione. Così diceva il Perozzi di “Amici miei”.
Qui c’è di più però: c’è anche la tenacia della ragione basata su valori profondi; c’è la rabbia del vedere la tua città e la tua Patria in mano a quattro ragazzotti che non sanno nemmeno perché protestano: lo fanno e basta come fosse uno sport pensando che tutto sia lecito.
C’è la dignità di chi non intende soccombere e subire l’arrogante violenza della stupidità. C’è lo Spirito dell’Alpino che ama la sua bandiera, la sua Patria e che soffre nel vederla costantemente vilipesa.

C’è l’angoscia di chi assiste, quasi impotente, all’ impossibilità della coesione persino in un momento in cui i riflettori del Mondo sono puntati sulla Nazione più bella del Pianeta, quella della genialità, del bello, del gusto ma anche dell’operosità intelligente. Quella fatta di una stragrande maggioranza di persone perbene che amano l’Italia ma che è stata relegata in un angolo da false demagogie di cattivi maestri che ritengono fuori moda amare il proprio Paese e che, ancora oggi, ti additano come fascista se ami la tua bandiera. Quelli che da decenni cercano di distruggere i simboli dei migliori valori di questa Nazione e che, in nome di un errato concetto di libertà, giustificano ogni abuso.
Di fronte a tutto questo il nostro Beppe Parazzini, con la sobria eleganza che lo contraddistingue, si è affacciato al balcone del suo studio, ha esposto la bandiera tricolore ed è rimasto fiero e impassibile al lancio di uova e di insulti che i bamboccioni urlanti e devastatori gli hanno riservato.
Senza rendersene conto è diventato il simbolo di un Italia che non ci sta.
Di un’Italia che non piega la testa e non cala le braghe. Di un’Italia che vuole dire che esiste e che non è più disposta a tollerare abusi di questo genere. Di un’Italia che sogna la capacità di fare quadrato tutti assieme quando serve. Di un’Italia che ha voglia di esporre le proprie eccellenze (che sono tante). Di un’Italia che non è disposta a negoziare i suoi valori, le sue tradizioni e la sua storia. Di un’Italia che è stufa di proteste fini a sé stesse e che alla distruzione preferisce un’intelligente opera di ricostruzione anche morale.
A noi alpini il gesto del nostro Past President ha immediatamente riportato alla mente quello dei nostri Soci Fondatori quando, a Milano, esposero il Tricolore il 4 novembre del 1919 e lo difesero per tutta la giornata da quanti lo volevano nascondere in nome di una fasulla pace sociale.
Scriveva Arturo Andreoletti: “… Debbo citare tra gli episodi di quegli anni, quello del Tricolore esposto al balconcino della nostra sede in Galleria che la Questura ci imponeva di ritirare minacciando severe sanzioni. Ma quella bandiera non fu mai ritirata. Abbiamo saputo resistere sia pure con qualche sacrificio e con qualche rischio, ma con volontà e fierezza indomabili e con la sicura coscienza di fare il nostro dovere.”
Volontà e fierezza indomabili e coscienza di adempiere ad un semplice dovere del cittadino si sono manifestati con incredibile potenza anche sul balcone dello studio del nostro Beppe Parazzini che è diventato il simbolo dell’Italia perbene.
Potenza che, per una volta, è stata recepita da tutti i media nazionali. Che è rimbalzata sui social network, sulle televisioni e sui giornali ed ha dato una scossa a questa Italia stanca e sfiduciata.
Una scossa che ha infuso nei cuori dei milanesi e degli italiani un nuovo orgoglio di cittadinanza che si è manifestato all’indomani delle devastazioni dei black block in quella meravigliosa immagine dei milanesi che ripulivano la loro città.
Una scossa che si è manifestata anche nello sdegno per la storpiatura buonista del nostro Inno Nazionale all’inaugurazione dell’Expo.
I simboli si difendono. Sempre e comunque.
I valori non si negoziano.
La memoria di quanti hanno dato la vita per questa nostra Italia non si umilia per non turbare la sensibilità di qualche anima bella.
Grazie Beppe di questa bella scossa. Ne avevamo bisogno un po’ tutti. Hai restituito l’anima a questo Paese!
Il sasso è stato lanciato. L’esempio è sotto gli occhi di tutti. Ora sta a tutti noi proseguire su questo cammino con coerenza e determinazione.
Cara Italia riparti dai tuoi alpini.

Cesare Lavizzari