Una tradizione di fraternità

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    Sono un maresciallo aiutante dell’Aeronautica Militare ed essendo simpatizzante della vostra eccellente Associazione mi sono iscritto e leggo attentamente la vostra rivista, laddove lascia spazio alle lettere dei lettori. Più leggo le lettere che scrivono gli alpini di tutte le età e più mi convinco che nelle vostre vene scorre sangue patriottico ricco di tradizione, di spirito di Corpo così tanto amato.

    Ahimè pero i tempi cambiano e cambiano anche le situazioni politico-sociali nel mondo. Mi chiedo come potranno porsi, le penne nere, di fronte all’invasione selvaggia che sta occupando l’Europa e quindi l’Italia, anche se pacificamente. Perché volenti o nolenti bisogna accettare queste diverse culture che sono lontane da noi e dai valori che esprimono gli alpini, anni luce. L’esperienza che abbiamo non è tanto positiva, visto che si levano i crocefissi dalle scuole, non si fanno i presepi, e si cancellano altre nostre tradizioni radicate da secoli, soltanto per non urtare gli immigrati. Mi chiedo quindi come faranno gli alpini dall’alto della loro infinita solidarietà e dei valori profondi acquisiti sulle nostre montagne a non vacillare sotto la spinta di queste forze che dei valori millenari e del lavoro diuturno della gente di montagna non hanno la più pallida idea e nemmeno intendono averla.

    Giuseppe Iovino – Danta di Cadore

    Caro maresciallo, quello che lei scrive appartiene purtroppo a tanto sentire, diffuso nella società. Personalmente, a prescindere da ogni forma di buonismo, credo che il XXI secolo resterà nella storia come il secolo di un grande esodo biblico. E guardi che sono personalmente convinto che, a prescindere dalle guerre in atto, siamo solo all’inizio. Forse tra 40 anni saremo qui a parlare di come sono andate le cose, con i suoi effetti negativi e positivi. È la globalizzazione dei mercati, dei trasporti e delle comunicazioni che ha fatto del mondo un piccolo villaggio, determinando una mobilità inarrestabile. Non so cosa succederà. Forse questa sarà anche la fine dell’islamismo fondamentalista. Chi cerca l’Europa, non sempre scappa dalla guerra. Più spesso cerca democrazia e libertà. E questi musulmani sono una sberla in faccia ai loro Paesi d’origine, quelli che negano diritti e libertà in nome di Dio. Davanti a questo fenomeno, penso che gli alpini abbiano un unico compito, che è quello di non ascoltare le sirene che predicano intolleranza, per far onore alla loro tradizione di fraternità universale, senza la quale non sarà possibile mettere in piedi nulla di buono e di stabile.